SPIRITUALITÀ - Don Francesco Dell'Orco, parroco della comunità "Stella maris", (Bisceglie - BAT in Puglia), propone, in occasione dell'anno della vita consacrata, una catechesi mistagogica domenicale con riferimenti alla Evangelii gaudium di Papa Francesco e al Magistero sulla Vita consacrata. Dice don Francesco: “Vorrebbe essere un piccolo dono per le persone consacrate, che tanto hanno contribuito nel mio cammino vocazionale".
“Maria Assunta in cielo è segno di consolazione e di sicura speranza”
Pio XII il 1 novembre 1950 definì il dogma dell’Assunzione in cielo di Maria SS. con la Bolla Munificentissimus Deus, affermando: ”Con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e con la nostra autorità, pronunciamo, dichiariamo e definiamo come dogma divinamente rivelato che, al termine della vita terrena, Maria, l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine, è stata assunta in corpo e anima nella gloria celeste”. Nel cuore dell’estate riscopriamo l’identità e la missione di Maria in riferimento al mistero di Cristo e della Chiesa, come ci ricorda il Concilio Ecumenico Vaticano II al cap. VIII della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium. Così leggiamo al n. 68: ”La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell'anima, costituisce l'immagine e l'inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore” (cfr. 2 Pt 3,10).
In Maria, pienamente partecipe in corpo e anima della Pasqua del Figlio suo Gesù Cristo, si è già compiuto ciò che accadrà anche per noi, che aspettiamo “la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. (Credo niceno-costantinopolitano). Maria oggi ci indica la meta ultima del nostro pellegrinaggio terreno: la santa Gerusalemme, la Casa del Padre, il santo Paradiso. Noi, infatti, crediamo che “la nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose” (Fil 3,20-21). Poiché Cristo, capo della Chiesa e primogenito fra molti fratelli è risorto, anche noi risorgeremo. Egli, infatti, è la causa e la primizia della nostra risurrezione, come ci ricorda l’apostolo Paolo nella Seconda Lettura della Messa odierna . Fra quelli che sono di Cristo eccelle la Madre sua, Maria, la prima redenta. Concepita senza macchia di peccato originale, Maria è perfettamente salvata nel primo momento della sua esistenza. L’Assunzione in cielo è la perfetta salvezza della Vergine nell’ultimo istante di vita. Dio non ha voluto che colei che ha generato il Signore della vita - nutrendolo, amandolo e seguendolo da vera discepola- conoscesse la corruzione del sepolcro. Contempliamo Maria elevata alla gloria della SS. Trinità con tutta la sua persona, in corpo e anima, pregustando il nostro destino finale, ovvero la condivisione della gloria pasquale del Risorto, di cui ci è data la caparra e l’anticipazione nel sacrificio eucaristico, sacramento della nostra salvezza che ci abilita a vivere in questo mondo costantemente orientati verso i beni eterni .
E’ provvidenziale che quest’anno festeggiamo Maria Assunta in cielo di sabato, giorno “mariano” per eccellenza: Maria, donna dell’attesa e madre della speranza, ci prende per mano e ci conduce al Figlio suo, il Crocifisso Risorto, Re dell’universo, che l’ha associata come regina alla sua destra . Maria ci orienta all’Eucarestia domenicale, in cui pregustiamo la domenica senza tramonto, il riposo definitivo nel Signore. Ringraziamo la SS. Trinità per il dono di Maria, madre e modello della Chiesa, che si distingue per la sua fede esemplare -espressa nel Magnificat-, e per la sua carità misericordiosa, manifestata nella visita alla cugina Elisabetta che attendeva la nascita del precursore del Signore, san Giovanni Battista .
San Luca nel Vangelo in un certo qual modo ci presenta Maria quale arca della nuova alleanza. Infatti, ci narra la visita di Maria ad Elisabetta alla luce del trasferimento - ordinato dal re Davide - dell’arca dell’alleanza, che conteneva il decalogo, da Baalà di Giuda a Gerusalemme . Lo stupore di Elisabetta, che accoglie in casa la vergine Maria affermando: ”A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” , è simile a quello di Davide che dice: ”Come potrà venire da me l’arca del Signore?” . Come “l’arca del Signore rimase tre mesi nella casa di Obed-Edom di Gat” , così Maria rimase con la cugina s. Elisabetta circa tre mesi, poi tornò a casa sua . Come Davide danzava dinanzi al Signore , richiamato dalla presenza dell’arca, così il piccolo Giovanni Battista sussulta nel grembo di Elisabetta , percependo misteriosamente la presenza di Gesù nella Beata Vergine Maria.
Anche noi gioiamo ed esultiamo perché, nutriti dal Signore con il dono della sua Parola e del suo Corpo e Sangue, diventiamo “tabernacoli”, “ostensori”, chiamati ad irradiarlo con la nostra vita, sull’esempio di Maria SS.
Don Francesco Dell'Orco
parroco della comunità "Stella maris"
Via Luigi di Molfetta,147
76011- Bisceglie – Bat